mercoledì 5 novembre 2008

BARAK OBAMA: NUOVO PRESIDENTE DELL'AMERICA



Washington - Barack Obama e' il 44mo presidente degli Stati Uniti. Il senatore afroamericano ha conquistato 297 grandi elettori superando agevolmente la soglia dei 270 voti elettorali. Quella del candidato democratico è l'elezione dei primati: oltre a essere il primo nero a sedere nello studio ovale della casa bianca, è anche il primo senatore in carica eletto alla presidenza. Il voto di California, Washington e Oregon fa rompere gli indugi e la festa esplode a Chicago.
"Il cambiamento e' arrivato". Dopo averlo invocato durante la campagna elettorale, Barack Obama lo ha potuto annunciare da presidente eletto degli Stati Uniti d'America. La nazione, ha assicurato nel suo primo discorso alla festa di Chicago, ha davanti a se' "una nuova alba" per la sua leadership. Parlando al Grant park davanti a migliaia di persone, il primo presidente afroamericano della storia si e' mostrato sicuro di se', per niente emozionato. Il volto appena un po' tirato per l'attesa, ma la voce ferma. Obama e' salito sul palco con moglie e figlie, vestite di rosso e nero, poi le ha salutate con un bacio ed e' rimasto solo. L'America ha dimostrato di essere un Paese "dove nulla e' impossibile", ha esordito. Anche a un nero outsider battere la potentissima Hillary Clinton (il cui Stato d'ordine, l'Arkansas, lo ha ripagato con un voto a favore di McCain). Anche battere un candidato repubblicano, bianco ed eroe di guerra; un avversario un po' appannato dall'eta' e dalla scelta di una vice ingombrante, ma pur sempre wasp. Obama ha offerto l'onore delle armi agli avversari: dobbiamo "lavorare uniti per rinnovare il Paese". E ha puntato buona parte del suo discorso sull'unita', dopo una doppia campagna elettorale senza esclusione di colpi.
Gli Usa sono e saranno davvero "gli Stati Uniti. Abbiamo dimostrato al mondo che non siamo solo una collezione di individui di tutti i tipi". Ma la parte del leone nel suo discorso la fa l'economia, quella che molto probabilmente gli ha fatto vincere le elezioni. "Wall Street, la strada della finanza - spiega con un gioco di parole a portata di tutti quelli che lo ascoltano - non si puo' arricchire mentre Main Street, la gente comune, soffre". La finanza non puo' vivere in una gabbia dorata separata se non addirittura parassita dell'economia reale. E Obama, in un periodo di crisi cosi' profondo per l'economia americana, ha cercato di indicare un obiettivo piu' alto ai suoi concittadini, un sogno che puo' ridare slancio: "Cresciamo o cadiamo come una nazione, come un popolo". Una nuova identita', quella indicata da Obama agli Usa e non solo, basata sui valori piu' che sul valore. "Un nuovo giorno per la leadership americana e' a portata di mano", ha aggiunto il senatore dekll'Illinois: "a quanti vogliono abbattere il mondo, noi vi sconfiggeremo. A quanti cercano pace e sicurezza, noi vi sosterremo"

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Nella notte fra il 4 ed il 5 novembre il mondo è cambiato, la sua alba lo ha trovato migliore, negli animi e nelle aspirazioni degli uomini; Barack Obama, il benedetto per il nome che porta – Bàrack in arabo vuol dire benedetto da Dio - , ed il figlio del mondo per le origini – nato su territorio USA da padre Keniota di religione musulmana e da madre bianca americana, di fede cristiana e religione cattolica -.
Per la sua elezione è il mondo a festeggiare, è l’Africa ed è l’Europa e l’Asia.
sappiamo bene che le sfide che ci attendono domani saranno le più importanti della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria del secolo.
Anche se stanotte siamo qui, sappiamo che ci sono dei coraggiosi americani che si stanno svegliando nei deserti dell’Iraq e nelle montagne dell’Afghanistan per rischiare le proprie vite per noi.
Che ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro bambini si saranno addormentati e si chiederanno come faranno con l’ipoteca o a pagare il conto del medico o a risparmiare abbastanza per l’università dei loro figli.

Il suo linguaggio politico è stato ed è semplice come la sua gentilezza e la sua mitezza, tanto in politica estera quanto in politica interna:
- politica bilaterale nei rapporti con gli altri popoli e le altre nazioni; in politica estera
- scuola pubblica fino all’università accessibile a tutti,
- sanità pubblica per tutti i cittadini
- fonti energetiche rinnovabili e nuove tecnologie,
- rispetto per l’ambiente,
- diritti,
- legalità e lotta alle mafie,
per quanto riguarda la politica interna.
Italia 05/11/2008
NQ

Anonimo ha detto...

Ruolo e comunicazione: lo strano caso del Cavalier Berlusconi Silvio.

Attraverso il linguaggio informiamo gli altri esseri umani della nostra realtà interiore, esso è la capacità e la facoltà peculiare degli esseri umani di comunicare pensieri, esprimere idee e sentimenti, disgelare il nostro mondo interiore.
Noi definiamo linguaggio qualunque sistema di segni che possa servire come mezzo di comunicazione, perciò stesso tutto è linguaggio:il codice della strada, una statua, una pantomima ed una macchietta, una smorfia come una cerimonia religiosa; la mimica gestuale, gli atteggiamenti del corpo o del viso esprimono molte volte le nostre intenzioni. Comprendiamo in genere la totalità dei linguaggi in tre grandi settori: quello gestuale – visus=gesto, quello orale – audio=linguaggio parlato, materiale – scrittura, pittura, scultura.
Esiste una interrelazione fondamentale fra organizzazione sociale, stile di vita individuale e status e modalità/capacità di comunicare o gestire la propria comunicazione.
Nelle scuole italiane la facoltà di gestire la propria comunicazione - a partire dal secondo anno della scuola media dell’obbligo- da parte degli adolescenti, è diventata un dramma, sta mettendo in ginocchio il sistema scolastico nazionale.
Tutti sappiamo, pur non essendo educatori, che con l’ingresso nella fase adolescenziale l’individuo insieme alle trasformazioni fisico/biologiche, che avvengono da sé, deve rimodulare/rivoluzionare l’insieme del suo mondo simbolico, e con ciò quindi, in quanto essere sociale, il complesso della propria comunicazione, e lo fa in genere in modo del tutto spontaneo, empirico. Un gesto, una parola, un comportamento che fino a quel momento era una marineria e faceva sorridere il mondo degli adulti, adesso lo stesso gesto, la stessa parola la stessa carineria stimola uno scapaccione dalla mamma o dal babbo, così dopo il terzo scapaccione, o disapprovazione a seconda dei metodi educativi scelti dai genitori, apprende (visto? In modo del tutto empirico) che quel gesto ecc. non è più ammesso nel mondo degli adulti.
Deve imparare, il nostro adolescente, da questo momento in poi a gestire la propria comunicazione in rapporto al ruolo nuovo che va maturando ed alle aspettative degli adulti.
Nella capacità di gestione della comunicazione in funzione del ruolo mettiamo:
- egli non può, entrando in classe, dirigersi verso l’insegnante seduta dietro la scrivania e darle una scaletta, questa scatta sulle gambe e lo sbatte fuori dall’aula, in corridoio. Se poi in corridoio, mentre sta appoggiato al muro con le mani dietro la schiena, mentre passa il bidello, con destrezza gli fa lo sgambetto e lo fa cadere al suolo, risponderà del suo gesto davanti al preside e così via.
La scametta e lo sgambetto sono gesti e modalità di esternazione che vanno bene con il proprio compagno di banco, attenzione, nemmeno con la propria compagna perché già c’è una differenza di ruoli. La difficoltà a gestire il proprio ruolo è alla base di tutti gli insuccessi scolastici, e di quel fenomeno comportamentale diffuso fra gli adolescenti che chiamiamo bullismo.
Comunicazione e ruolo, o status, hanno un nesso inscindibile, guai se il preside si mette a fare lo sgambetto al bidello, o allo studente arrivato in ritardo e che incontra nel corridoio, ed è terribile se il preside da la scaletta e fa lo sgambetto all’insegnante di matematica o di lettere e lo fa platealmente, davanti agli studenti, e magari ai giornalisti presenti per un servizio sul degrado scolastico: quella scuola la si può chiudere, la si deve chiudere, perché quello è un gesto che determinerà l’insieme delle relazioni a venire.
Al mondo della comunicazione connesso al ruolo appartengono le macchiette in cui nel tempo si è prodotto, davanti al mondo, il nostro Presidente del Consiglio Cavalier Berlusconi Silvio.
Macchiette fatte di una comunicazione gestuale – fare le corna in una foto di gruppo con altri capi di stato - , abbandonare di corsa la comitiva per dirigersi verso un autista piegato per simulare un rapporto anale con i movimenti del bacino, appellare kapò un europarlamentare tedesco, ammiccare un ministro francese in Giappone nel corso di una riunione di capi di stato verso una segretaria, provocando l’allontanamento sdegnato del francese (se mai avesse risposto all’ammiccamento dell’italiano ancorché presidente del consiglio, , ripreso da una telecamera, non sarebbe più potuto tornare in Francia), farsi fotografare con le ragazze sulle ginocchia, appartengono ad una idiosincrasia fra ruolo e comunicazione. Nel mondo occidentale, e l’Italia è parte del mondo occidentale ancorché cattolico, non ci aspettiamo che un vescovo mentre sta officiando una messa solenne, mettiamo in occasione del santo patrono, da sopra l’altare faccia l’occhietto d’intesa con la fedele posta in prima fila – o il fedele-, né ci aspettiamo che scambi ammiccamenti e sguardi di intesa con altri sacerdoti officianti a commento dei sederi delle fedeli o dei fedeli: il vescovo ha un ruolo in quel momento che esclude altri comportamenti che non siano quelli dettati dalla liturgia (per amor di verità il vescovo come il sacerdote anche fuori dalla liturgia, e addirittura nella sfera privata dovrebbero avere comportamenti coerenti).
Ora il Nostro si è esibito in un’altra macchietta su cui facciamo qualche riflessione: Barack Obama è «bello, giovane e abbronzato» e quindi «ha tutto per andare d'accordo» con il presidente russo Dmitri Medvedev. La battuta di Consiglio, Silvio Berlusconi, dalla conferenza stampa di Mosca, fa il giro del mondo in fretta. Arriva sui siti web dei principali quodidiani del mondo e solleva un caso politico in Italia. Di fronte alle reazioni , Berlusconi la prende male. «Era una carineria. Se scendono in campo gli imbecilli allora è finita» dice. Ma intanto in tutto il mondo la sua uscita viene messa in evidenza non come una «carineria», benzì come una gaffe».
Per Lui voleva essere una “battuta”, una “marineria”, e dobbiamo credergli, berlusconi Silvio non è in malafede quando si giustifica, così è fatto, e noi possiamo aggiungere che quella battuta sul neoeletto presidente USA egli l’abbia fatta per farsi bello agli occhi del suo amico Putin patrono di Medvedev con cui era stato in riunione, proprio quel Putin amico suo, capo della kkbe lo spietato servizio segreto sovietico. Per farsi bello, rivelando così un carattere psicolabile.
Dunque è sincero Berluscono Silvio ed a noi spetta spiegarci come può avvenire in un paese occidentale come l’Italia che il suo Presidente del Consiglio dia fuori di testa ed imperterrito, come un bullo di periferia, minacci che d’ora in poi farà anche peggio: «Perché c'è qualcuno che ha obiettato? Uno può sempre prendere la laurea del coglione quando vuole. Se uno vuole prendere una laurea pubblica ogni occasione è buona. Io - ha concluso il premier - mi sono veramente rotto e dico quello che penso». No caro presidente del consiglio, faresti bene invece a dire ed a fare quello che vuoi a casa tua, non in rappresentanza del popolo italiano.
Una riflessione merita questa Italia di cui Lui è espressione.
Nicolò.