sabato 22 settembre 2007

Il Solare Termodinamico in Sicilia




Cari amici del Blog,





oggi parleremo di ambiente. La puntata di "Porta a porta" con Prodi, e il ritorno al nucleare, mi ha messo una pulce nell'orecchio... Che cos'è il nuovo solare termodinamico ad alta temperatura? E' l'energia catturata dagli specchi parabolici e immagazzinata da un fluido salino, la terza via delle rinnovabili. Una fonte pulita, perfettamente competitiva, abbondante e sicura. Basta un quadrato di tre chilometri di lato, la lunghezza di una pista di aeroporto, per ottenere la stessa energia di una centrale nucleare. E per giunta è tecnologia italiana: una ricchezza che possiamo utilizzare direttamente ed esportare".
Il premio Nobel per la Fisica, Carlo Rubbia sta realizzando in Spagna un progetto per fornire energia dal sole, progetto che avrebbe dovuto essere realizzato in Sicilia (Progetto Archimede, ispirato agli specchi ustori), ma che non ha ottenuto i necessari documenti.
“Abbiamo chiesto un anno e mezzo fa di avere una risposta semplice. Ci voleva qualcuno nel ministero delle Attività produttive e dell’Ambiente che dicesse ‘il solare termodinamico che voi avete progettato è verde, pulito, come l’energia eolica o il solare fotovoltaico’. Ma essendo una cosa nuova nessuno ha voluto esprimersi.” Carlo Rubbia (fonte Ansa 23 settembre 2005).
Tanto per capire qualcosa di più, ho trovato delle notizie sull'argomento. Buona Lettura.


Solare termodinamico di Carlo Rubbia.
"Cinque anni di ricerche per l'energia solare termodinamica made in Italy buttati al vento" denuncia Carlo Rubbia, premio nobel per la fisica nel 1984, dalla sua stanza al Cern di Ginevra. Rubbia é uno degli scienziati con la più alta concentrazione di idee nei campi più disparati. Ha realizzato a Trieste il laboratorio di Luce di Sincrotone, che utilizza fasci di particelle per esaminare la struttura dei metalli, ma anche di virus e proteine, a livello sub-microscopico. Ha ideato un sistema rivoluzionario di propulsione spaziale a fissione nucleare, che permette di accorciare di dieci volte i tempi per raggiungere altri pianeti. Ha inventato una centrale elettrica unita a un accelleratore di particelle che "brucia" le scorie nucleari, risolvendo tre problemi in uno: la produzione di energia, la sicurezza dell'impianto che si spegne da solo se lasciato a se stesso, l'eliminazione dei "residui nucleari" delle centrali, la cui radiottività altrimenti perdura per migliaia di anni. L'Italia era leader nel mondo in questa tecnologia, ora ce la stanno copiando i giapponesi. Ha progettato, infine un esperimento per la ricerca della "materia oscura", il più grande enigma sulla struttura dell'Universo, per il Laboratorio del Gran Sasso, in Abruzzo. A quasi un anno dalla cacciata dall'Enea e dall'affossamento sistematico dei suoi progetti pionieristici sul solare termodinamico, il fisico goriziano é stato chiamato a realizzarli in Spagna. La delegazione con cui Luigi Paganetto, nuovo commissario dell'Enea, ha firmato qualche giorno fa un accordo per realizzare in Cina impianti basati sul prototipo di centrale solare costruita da Rubbia alla Casaccia, aveva già bussato più di una volta alla porta dell'Enea, sotto la gestione precedente, ottenendo risposte interlocutorie. "Prima di esportare la nostra tecnologia laggiù, spiega Rubbia, volevamo passare alla fase di produzione su scala industriale per aprire la strada a una filiera energetica italiana. Eravamo all'avanguardia sul solare di ultima generazione, ma oggi stiamo perdendo il treno e per di più andiamo ad offrire le nostre conoscenze ai cinesi prima di averle applicate e brevettate in Italia". A questo fine doveva servire il cosidetto progetto Archimede, un impianto siciliano in provincia di Siracusa, a Priolo Gargallo, dov'era già avviata in collaborazione con l'Enel, l'applicazione a livello industriale del nuovo solare termodinamico, che cattura l'energia solare, con gli specchi parabolici invece che con i pannelli fotovoltaici, per immagazzinarla in un fluido salino. Questo sale, ampiamente usato come fertilizzante, é economico, facilmente reperibile e soprattutto compatibile con l'ambiente. Quell'impianto che oggi potrebbe essere già in funzione, non é mai partito. L'Enel e l'Enea sono ancora in attesa di un provvedimento ministeriale, in assenza del quale il progetto Archimede non ha le necessarie garanzie di sostenibilità economica. "Il grande progresso degli ultimi anni, introdotto con il modello Archimede, precisa lo scienziato-manager, é stato quello dello sviluppo dell'accumulo termico del calore solare prodotto, cioé il passaggio intermedio del calore dagli specchi ad un contenitore isolato termicamente ad alta temperatura (550 gradi centigradi). L'energia viene poi trasferita all'utilizzo industriale, ma solamente quando sia necessario e con una continuità che prescinda ad esempio dal ciclo giorno-notte o dal passaggio delle nubi". Al posto del vecchio olio infiammabile e inadatto alle alte temperature, l'impianto di Priolo doveva usare, e sarebbe stato il primo al mondo, una miscela di sali fusi capace di riscaldarsi molto di più e di accumulare energia in modo da renderla disponibile in ogni momento. Per decollare, però, il solare termodinamico aveva bisogno di essere equiparato per legge al fotovoltaico, in modo da concedere un prezzo incentivante anche all'energia così prodotta. "Abbiamo atteso questa legge un'anno e mezzo, ricorda Carlo Rubbia, ma non é mai arrivata". Nel frattempo gli spagnoli, sollecitati dall'impulso della nuova sperimentazione italiana, avevano adeguato la loro legislazione e hanno invitato Rubbia a portare avanti il suo progetto a Madrid. Così, in settembre 2005, il fisico italiano si é installato al Ciemat, il centro di ricerca spagnolo corrispondente all'Enea, dove i risultati non si sono fatti attendere. Grazie a una normativa opportuna, approvata in Spagna nel marzo 2005 (una legge per la promozione del solare termodinamico che prevede sovvenzioni del 300% del costo medio del chilowattora prodotto in questo modo, fino a un massimo di 500 Megawatt. Oggi il chilowattora ottenuto dal solare termodinamico costa due volte e mezza in più di quello prodotto da fonti fossili, ma i dirigenti del Ciemat concordano con Rubbia che nel giro di pochi anni il suo costo sarà meno della metà di quello delle altre fonti rinnovabili), e purtroppo tuttora assente in Italia, gli impianti solari spagnoli sono economicamente vantaggiosi, perciò vengono finanziati totalmente con capitale privato dell'industria. Sono in rapida crescita in diverse regioni del sud della Spagna, dove esiste una ricca insolazione, tipica delle regioni mediterranee. La potenza installata prevista nei prossimi anni é di una trentina di impianti dell'ordine di circa 1.400 megawatt elettrici continuativi, di cui tre sono già in fase di costruzione. Un tipico impianto spagnolo da 50 megawatt, partecipato da tutti i giganti del settore, da Iberdrola a Abengoa, da Acs a Acciona, copre una superficie di un chilometro quadrato di specchi e costa circa 125.000 euro. "Tanto per intenderci, commenta Rubbia con un sorriso, con questo sistema basterebbe usare il 3% della superficie meridionale della Spagna per soddisfare tutto il bisogno energetico del Paese". Dal punto di vista scientifico che un impianto di rilevanza mondiale venga realizzato in un Paese piuttosto che in un altro non cambia nulla: sono solo i posti di lavoro e i brevetti creati da questa filiera che si spostano!. E innovazioni come questa aumentano comunque, anche se indirettamente, la capacità attrattiva e il prestigio di un Paese. "Comunque sul ruolo strategico del solare in Italia, precisa Rubbia, andrebbe aperta una seria riflessione: la quantità di sole che cade sul nostro Paese, é superiore a quella di altri Paesi europei, che già la sfruttano in quantità nettamente superiore alla nostra (l'Italia riceve circa il 30% in più di Sole della Germania, ma ha meno di un ventesimo dei pannelli fotovoltaici tedeschi) e simile a quelli del bacino mediterraneo, tra cui appunto la Spagna.
Per aiutare e invogliare cittadini e imprenditori a investire sul solare fotovoltaico, l'Italia utilizza lo stesso metodo che ha permesso alla Germania di diventare leader mondiale del settore in cinque anni: l'incentivo in "conto energia". Però, a differenza della Germania, dove il conto energia non ha limiti, il decreto italiano pone a 500 Megawatt il tetto massimo della potenza incentivabile, da distribuire nell'arco di 6 anni, fino al 2012. Risultato: le domande pervenute in pochi giorni dall'entrata in vigore del decreto sono state superiori il tetto massimo previsto per il 2012, testimoniando l'interesse esistente da parte dei privati e imprenditori. Con un'adeguata volontà politica (si potevano ridurre le tariffe di riconversione elettrica alla rete nazionale,ma non porre limiti agli incentivi), si sarebbe potuto realizzare un programma di vasto respiro, così com'é accaduto in Germania e ora in Spagna. Invece noi ci avviamo a una dipendenza quasi totale dell'importazione energetica dall'estero. Vogliamo accettarla? Se invece vogliano dotarci di risorse endogene, va compiuto uno sforzo a livello nazionale e politico in tal senso, con mezzi, uomini, finanziamenti adeguati". Per quanto riguarda i finanziamenti, curioso segnalare che nella bolletta energetiche, elettricità e gas, alla voce "componente A3", si parla di "costruzione impianti fonti rinnovabili". Si tratta di una tassa originariamente destinata a sostenere le fonti rinnovabili, tra le quali appunto il solare fotovoltaico, ma in realtà finisce per finanziare (nel 2004 oltre della metà dei fondi) fonti assimilate, cioé altri fonti che non sono rinnovabili, come carbone e riutilizzo degli scarti di raffineria. Per ora in Italia succede davvero il contrario. Da un lato, gli attuali vertici dell'Enea hanno più volte affermato che la sperimentazione di Rubbia sul solare termodinamico é stata un fallimento. Dall'altro firmano un accordo con il governo di Pechino per esportare questa stessa tecnologia in Cina, in occasione delle olimpiadi del 2008. Delle due l'una: o siamo in presenza di un progetto fallimentare, oppure si tratta di una tecnologia valida, che all'estero ci invidiano e non si stancano di chiederci. E, a giudicare dall'interesse e dall'insistenza dei cinesi, sembra più vera la seconda ipotesi. "In Cina, commenta Carlo Rubbia, le risorse solari sono vastissime e i costi di costruzione imbattibili. Queste sono tecnologie molto semplici e facilmente riproducibili in casa loro. In più i cinesi hanno un grandissimo bisogno di energia". Resta da chiedersi: se il progetto Archimede era così semplice e vantaggioso, perché il solare termodinamico non é riuscito a farsi strada in Italia? "Certamente non per colpa mia, replica il premio Nobel, la risposta dovrebbe darla coloro che si sono pubblicamente opposti al progetto.Mi chiedo, dove andranno a finire le competenze italiane. Almeno quelle che oggi vi restano.
La situazione é demoralizzante ed é chiaro che i giovani di rivolgono altrove. Gli enti di ricerca vogliono fare solo "ricerca applicata", mortificando sempre più la "ricerca di base". Ma la ricerca di base é paragonabile alle radici di un albero: se si vogliono i frutti bisogna alimentare le radici. In Italia invece si tagliano le radici. E allora quali frutti potrà produrre domani quell'albero?". Purtroppo la scelta di Carlo Rubbia é condivisa anche da altri Nobel Italiani, come Dulbecco e Giacconi, che restano negli Stati Uniti.

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