venerdì 5 ottobre 2007

La famiglia Lentini



Lentini o Leontini, famiglia nobile siciliana che può vantare origini molto antiche. Secondo lo storico e genealogista Filadelfo Mugnos il primo della famiglia sarebbe esistito nell’anno 813. Più spesso è attestata l’origine normanna. Godette nobiltà in Messina dal X secolo al XVI.


UN PO' DI STORIA ATTRAVERSO I LENTINI.


Lanfranco, nobile cavaliere, viene indicato dal Mugnos come il primo Lentini esistente. Nell’anno 813 aveva difeso con grande energia la sua città Lentini (Leontinum). Proprio per quegli eventi cominciò a portare quel cognome.
La famiglia fiorì molto presto e si diffuse fra Messina e Catania, soprattutto in quest’ultima, a cominciare da altri due esponenti dei Lentini: Alaimo e Lanfranco.

I due si distinsero per le loro imprese militari nell’armata normanna del Gran Conte Ruggero che per premiarli nel 1101 diede loro i castelli di Militello, d'Ossino, e d'Idra.
Nicolò e Gerardo, straticoti di Messina nel 1123, il cui operato fu così apprezzato che vennero loro consegnati i castelli di Buccherio e di Palizzolo.
Giovanni nominato vicere d'Abruzzo dall'imperatore Carlo VI, è maestro della Regia dogana de secretis di Messina; nel 1270 ottiene il casale di Cassisia nella Baronia di Ragusa e Climastado nell'area di Camastra.

I Vespri Siciliani
Alaimo - Come descrive il dottor A. Mango di Casalgerardo nel suo Nobiliario di Sicilia, "Alaimo, discendente dai precedenti, per i servizi prestati alla casa d’Aragona in occasione dei celebri “Vespri Siciliani” ottenne dal re Pietro la signoria di Butera, le terre di Palazzolo e di Buccheri e, per la moglie Macalda Scaletta, possedette la terra di Ficarra. Fu egli governatore di Messina, maestro giustiziere del regno di Sicilia, ecc. e infine tradì la fede del re Aragonese e passò al partito degli Angioini ma pagò il tradimento con la vita".
Tommaso ottiene il feudo baronale di Castelvetrano. La baronia viene poi tolta da Re Federico III di Aragona che la consegna a Bartolomeo Tagliavia. Tutto avviene sul finire del XIII secolo, un periodo di scontri sanguinosi e tradimenti per il controllo della Sicilia. Finita la prima fase dei Vespri Siciliani nel 1282 con la ritirata di Carlo I d’Angiò e dell’armata francese, nell’Isola rimangono gli spagnoli e gli Aragona. Il conflitto si riaccende poco dopo. Il 26 marzo del 1296, Federico d’Aragona, luogotenente del Regno di Sicilia per conto di Re Giacomo II di Aragona, viene incoronato Re di Sicilia (Giacomo vuole disimpegnarsi dalla lotta con gli Angiò firmando un trattato con Carlo lo Zoppo e i siciliani si scelgono il nuovo Monarca). L’esercito dell’Isola parte quindi all’attacco e invade la Calabria, allora sotto il controllo angioino. Nell’agosto di quell’anno l’armata siciliana raggiunge Rossano e la espugna. Le cose si complicano nel 1297, con il conflitto che si sposta ancora in Sicilia e le forze di Giacomo II che tentano di riprendersi l’Isola. Molte le vittime e non pochi i traditori che passano al nemico. Bartolomeo Tagliavia rimane fedele a Federico III, così nel 1299 ottiene la Baronia di Castelvetrano per l’estromissione di Tommaso Lentini accusato, invece, di tradimento. Ed è la seconda volta che un Lentini se la vede male per un atto d'infedeltà nei confronti di un regnante Aragona.

Gli ultimi esponenti storici
Conclusa l'esperienza dei Vespri siciliani e della contrapposizione Aragona/Angiò, la sequenza genealogica Lentini ha continuato ininterrotta. Così la descrive nel suo Nobiliario, il dottor A. Mango di Casalgerardo.
Antonio acquista i feudi di Cucco e San Basile, possedimenti che trasmette al figlio Lanfranco, a sua volta padre di Giacomo, il quale fu senatore di Catania fra il 1468 e il 1469, oltre a ottenere la conferma dei due predetti territori il 31 luglio 1453.
Sebastiano fu giudice e straticò di Messina negli anni 1558 e 59.
Anton Giacomo lo si trova iscritto alla mastra nobile del Mollica.
Mario il 26 agosto 1665 ottenne l'investitura del feudo di Nicchiara.
Laura-Maria Lentini e San Basile fu duchessa della Montagna Reale e principessa di Patti, nel 1681.

Arma


Blasone: di rosso, con cinque fuselli d’oro accollati in banda.
Variante: di rosso, a cinque fusi d’oro, accollati in banda, accompagnati in capo, da un giglio di giardino dello stesso.
I Baroni di Castelvetrano aggiunsero in campo d'azzuro due leoni d'oro affrontati e controrampanti ad una torre merlata dello stesso.
Corona di Barone.

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